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Anno 4 Numero 147

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Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Il quarto oceano? Lo studia il CNR

Rientra domani a Venezia, dopo una missione internazionale, la nave da ricerca “Urania” del Cnr, che ha studiato la separazione nel Mar Rosso fra l’Arabia e l’Africa. Un processo che è alla base della formazione degli oceani

Negli atlanti si dovrà aggiungere, nella zona del Mar Rosso, un altro oceano.
E’ quanto emerso dai rilevamenti della nave da ricerca "Urania" del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che dopo una campagna oceanografica nel Mar Rosso, frutto di un progetto internazionale, rientra domani a Venezia.
L'elaborazione dei dati acquisiti e lo studio dei campioni porterà nuove conoscenze sui processi che accompagnano la nascita di un nuovo oceano, a seguito della spaccatura di un continente.

“Il Mar Rosso, infatti, si sta formando per la separazione dell'Arabia dall'Africa – afferma Enrico Bonatti, direttore dell’Istituto di Scienze Marine del Cnr -, separazione iniziata qualche milione di anni fa e che continua ancora oggi alla velocità di circa 1 centimetro all'anno. Lo stesso tipo di processo che, probabilmente, ha portato alla nascita dell'oceano Atlantico, a seguito del distacco delle Americhe dal continente europeo-africano, oltre 100 milioni di anni fa”.
La spedizione, parte del progetto di ricerca europeo "Euromargin", è stata condotta dalla Sezione Geologia Marina di Bologna, dell'Istituto di Scienze Marine del Cnr, con la partecipazione anche di studiosi inglesi, francesi, tedeschi, egiziani, dell'Arabia Saudita, dell'Università di Roma La Sapienza e della Columbia University di New York.

La ricerca si è concentrata sulla zona assiale del Mar Rosso, proprio dove sta iniziando
la separazione tra la placca arabica e quella africana, che si manifesta con un'intensa attività sismica e vulcanica sul fondo, ad oltre 2mila metri al di sotto del livello del mare.
“La nave Urania - prosegue Bonatti - ha portato a termine una fitta maglia di rilievi geofisici, usando onde acustiche di diverse frequenze, per ottenere sia una morfologia ad alta risoluzione del fondo, sia immagini delle strutture geologiche presenti al di sotto del fondo marino.
Abbiamo effettuato anche rilievi magnetometrici, e campionato le rocce basaltiche prodotte dal vulcanismo e i fluidi caldi, altamente metalliferi, emessi dal fondo, lungo l'asse attivo del Mar Rosso”.

www.cnr.it

Roma 26 gennaio 2005

 
                               

 

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