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di Walter Pasini*
Gli sviluppi delle indagini sui casi di meningite in Italia sembrano confermare il ruolo giocato da ceppi di meningococco importati. Indipendentemente da ciò, é necessario che le Regioni seguano l'esempio della regione Veneto e vaccinino tutti i giovani al di sotto dei 25 anni contro il meningococco C seguendo l'esempio del Regno Unito. Non è ammissibile che si dica che il numero di casi di meningite meningoccica resta invariato, perchè non è ammissibile perdere vite umane per malattie prevenibili.
La presenza di 4 milioni di immigrati sul territorio nazionale non può più essere ignorata o sottovalutata dalle autorità sanitarie nazionali e regionali. La circolazione in Italia di un elevato numero di africani provenienti dalla cosiddetta “cintura meningococcica” (senegalesi, ivoriani, etiopi, somali) pone il rischio di meningite anche da meningococco A, Y e W135. Contro i ceppi A,C,W135 ed Y esiste peraltro un vaccino, obbligatorio per i militari ed i pellegrini a La Mecca, che però conferisce un’immunità di soli 3 anni. Contro il solo meningococco C esiste invece un vaccino coniugato che dà immunità per la vita.
Oltre alla meningite, l’impatto della presenza di immigrati sulla salute pubblica riguarda malattie trasmesse per via alimentare, come l’epatite A e la febbre tifoide, in considerazione della presenza di immigrati nelle cucine dei ristoranti, malattie sessualmente trasmesse, come HPV, AIDS, sifilide e gonorrea, legate alla prostituzione e soprattutto la tubercolosi, malattia considerata debellata, ma che sta conoscendo una significativa ripresa in tutta Europa, anche in forme antibiotico-resistenti.
Il rischio per la salute pubblica deriva in massima parte dagli immigrati clandestini che sfuggono, in quanto tali, a ogni forma di controllo.
Pur senza alcuna forma di discriminazione e nello spirito della massima solidarietà, le autorità nazionali e regionali devono realizzare senza indugio piani di prevenzione che prevedano controlli sanitari alla popolazione immigrata. Tale censimento deve riguardare lo stato vaccinale, la presenza di malattie infettive, prime fra tutte la tubercolosi in considerazione della sua possibilità di trasmissione negli ambienti chiusi e delle difficoltà che potrebbero riscontrarsi nel suo trattamento. Tale censimento non andrebbe a vantaggio della salute pubblica della popolazione italiana, ma anche e soprattutto di quella immigrata.
*Direttore Centro OMS
Medicina del Turismo
Roma, 11 gennaio 2008
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