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Anno 7 Numero 299

Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

Aumentano i casi di infezione umana di influenza aviaria H5N1 

 

di Walter Pasini*

Salgono i casi mortali di infezione umana da H5N1. Il Ministero della Sanità ha annunciato oggi, 3 gennaio 2008, che é morta la donna di 50 anni del governatoriato di Domiatt che aveva contratto l'influenza da virus H5N1 e segnalato all'OMS il 28 dicembre scorso. Ieri il Ministero della Sanità egiziano aveva segnalato due nuovi casi di infezione umana da influenza aviaria H5N1. Il primo caso riguardava una donna di 25 anni del distretto di Dekerns, governatorato di Dakahlyah, che ha sviluppato sintomi il 26 dicembre, è stata ricoverata il 27 dicembre e morta il 30. Il secondo caso riguardava una donna di 36 anni del distretto di Menof governatorato di Menofia, che ha sviluppato sintomi il 26 dicembre, è stata ospedalizzata il 29 dicembre e morta il 31. Al momento attuale non ci sono evidenze di un legame epidemiologico tra questo caso ed un precedente caso del governatorato di Menofia segnalato sempre il 28 dicembre. Si trattava in quel caso di una donna di 22 anni venditrice di pollame ospedalizzata il 26 dicembre. Dei 43 casi confermati al momento in Egitto, 19 sono stati fatali.
Complessivamente il numero di casi umani confermati di influenza aviaria A/H5N1 riportate all'OMS sono stati 348 con 216 decessi. Il Paese che ha riportato il maggior numero di casi è l'Indonesia (116 di cui 94 mortali). 
Come è noto, secondo l'OMS, il virus influenzale H5N1 che ha causato estese epidemie nel pollame e negli uccelli selvatici in numerosi Paesi potrebbe, mutandosi, divenire la causa di una nuova pandemia influenzale. Il ceppo H5N1 altamente patogeno per l'influenza aviaria sta mutando in una forma in grado di contagiare più facilmente gli esseri umani. Di fronte al rischio di una pandemia influenzale i Governi si devono attrezzare potenziando i propri piani pandemici e coordinandoli tra loro.
Da uno studio recente, commissionato dall'OMS (Coker et al.), risulta invece che i Paesi dell'Unione Europea manifestano grandi diversità di vedute circa il ruolo attribuito ai vaccini (pandemici e prepandemici), ai farmaci antivirali, alle categorie di persone da proteggere prioritariamente e alle altre misure di isolamento e contenimento dell'infezione. Per quanto riguarda lo stoccaggio di antivirali, l'Italia resta in Europa fanalino di coda con scorte sufficienti a proteggere il 6,6% della popolazione rispetto alla Francia che ha scorte in grado di proteggere il 55% della popolazione e Paesi come Olanda, Austria, Belgio, Finlandia, Svizzera, Portogallo aventi scorte sufficienti a proteggere il 25/35% della popolazione.

*Direttore Centro Collaboratore OMS
Medicina del Turismo

Roma, 3 gennaio 2008

 
                               

 

 

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