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Anno 5 Numero 197

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Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

In primavera, l’influenza aviaria potrebbe diffondersi in Africa ed in Europa

É indispensabile combattere la malattia tra gli animali per vincere la battaglia


La FAO - l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione – ha avvertito oggi che, attraverso lo scambio commerciale e la mobilitá di persone ed animali, il virus dell’influenza aviaria potrebbe contaminare le regioni del Mar Nero, del Caucaso e dell’Est e diffondersi ulteriormente in primavera con gli uccelli migratori, provenienti specialmente dall’Africa.

“La FAO é preoccupata che nuove aree possano essere contaminate dalla mobilitá di beni, persone ed animali, nonchè degli uccelli migratori”, ha affermato il vice Direttore Generale FAO David Harcharik, in occasione del suo discorso d’apertura alla Conferenza con la Promessa Internazionale di Contribuire contro l’epidemia dell’influenza aviaria ed umana, che si é svolta a Pechino, in Cina.

“I paesi africani meritano una particolare attenzione. In Turchia, il virus ha ormai raggiunto zone di crocevia di Asia, Europa ed Africa ed é innegabile il rischio effettivo di un’ulteriore diffusione di questo. Nel caso dovesse attecchire nelle campagne africane, le conseguenze per questo continente, giá devastato da fame e povertá, potrebbero rivelarsi estremamente catastrofiche”, ha aggiunto Harcharik.

Nelle aree endemiche, la mobilitá di animali, beni e persone dovrebbe essere tenuta sotto controllo. Tra l’altro, la FAO esorta tutti quei paesi che si estendono lungo la rotta degli uccelli migratori a mantenere alta la vigilanza e a prepararsi ad un’ulteriore diffusione della malattia tra gli animali.


Contrastare il virus tra gli animali

“Combattere il virus dell’influenza aviaria negli animali é il modo piú efficace ed economicamente piú produttivo per ridurre le probabilitá di un mutamento o di un adattamento del virus H5N1, che possano determinare un’epidemia umana della malattia”, ha detto Harcharik. “Circoscrivendo l’influenza aviaria agli animali domestici – specialmente polli ed anatre – il rischio per gli esseri umani di essere contagiati verrebbe significativamente ridotto. Il caso dell’influenza aviaria non dovrebbe essere considerato come un problema sanitario esclusivamente umano, ma come un problema che riguarda sia gli esseri umani, sia gli animali”.

“Una tale consapevolezza implica una stretta collaborazione tra la sanitá e le autoritá agricole e veterinarie. É probabile che solo quei paesi che promuoveranno l’intervento congiunto dei settori della sanitá umana e quello agricolo potranno avere successo nel combattere la malattia”, ha sottolineato Harcharik. Assistenze veterinarie centralmente organizzate sono fondamentali per una mirata campagna a favore del controllo dell’influenza aviaria.

“I singoli governi – continua Harcharik - non saranno in grado di sconfiggere l’influenza aviaria fino a quando non garantiranno ai propri settori veterinari il necessario sostegno politico, oltre a quello tecnico e finanziario. Qualunque sistema di allarme, interventi repentini e misure preventive risulterebbero inefficaci ed inadeguati, se non affiancati da un settore veterinario organizzato centralmente”.

Intensificazioni nella sorveglianza e nei rilevamenti permetteranno ai contadini ed al settore veterinario di intervenire prontamente e di applicare tutta una serie di misure di controllo raccomandate a livello internazionale, quali l’abbattimento del pollame, le misure di biosicurezza e le vaccinazioni.

Rischiose pratiche agricole, come quello di mettere insieme i pollami di specie diverse all’interno degli allevamenti o nei mercati, dovrebbero essere eliminate al piú presto. Non solo: l’impatto di tali cambiamenti nel sostentamento dei piccoli allevamenti di pollame dovrebbe essere alleviato, mentre la mobilitá di animali, beni e persone dalle aree endemiche alle regioni non contaminate dovrebbe essere mantenuta strettamente sotto controllo.

“L’elargizione di sovvenzioni a titolo di risarcimento sará necessaria per incoraggiare la partecipazione degli allevatori nella campagna di controllo”, ha aggiunto Harcharik.

Per combattere la malattia a livello globale, saranno necessarie diverse centinaia di milioni di dollari. Ed é proprio la FAO a giocare un ruolo fondamentale in questa campagna.

Fino ad oggi, la FAO ha ricevuto all’incirca 28 milioni di dollari dai donatori. Dallo scoppio della crisi dell’influenza aviaria nel 2003, l’Organizzazione ha attinto dalle sue stesse risorse finanziarie oltre 7 milioni di dollari per aiutare i paesi contagiati a stilare un programma di controllo del virus, collaborando nella sorveglianza e nelle diagnosi di laboratorio. Inoltre, sono stati eseguiti studi socio-economici sull’impatto della malattia e sui relativi costi dei programmi di controllo, cosí come sulle possibili ristrutturazioni.

Nel corso dei prossimi tre anni, la FAO non solo avrá bisogno di almeno altri 50 milioni di dollari in piú per continuare a garantire il suo supporto base nel coordinamento e nella cooperazione regionale e globale, ma anche di altri 80 milioni di dollari per poter assistere i vari paesi nel portare a termine i loro programmi di controllo dell’influenza aviaria.

www.fao.org

Influenza aviaria

Pechino, 18 gennaio 2006
 
                               

 

 

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