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L’Europa dice sì alle medicine non convenzionali
Mentre a Vinci si apre il primo congresso scientifico internazionale sulle terapie tradizionali del vecchio continente, il nuovo Programma quadro UE riconosce il potenziale delle MNC, sollecita serie ricerche e apre inediti orizzonti alla sanità italiana. Parla Paolo Roberti di Sarsina
Se per alcuni dei nostri più celebri scienziati (Garattini, Veronesi, Tirelli) le medicine non convenzionali niente hanno a che vedere con la scienza e sono dunque inaffidabili e poco meno che stregoneria, per l’Europa non solo hanno un potenziale terapeutico importante, ma vale senz’altro la pena verificare la questione attraverso tutte le ricerche necessarie.
Queste breaking news, destinate ad allargare anche in Italia gli orizzonti della medicina ufficiale, sono parte integrante del Settimo Programma Quadro 2007 – 2013 dell’Unione da poco pubblicato ed emergono alla vigilia di European Traditional Medicine (Vinci, Firenze, 4–6 ottobre, www.etm-2007.eu), il primo congresso scientifico internazionale dedicato al sapere farmaceutico - sanitario popolare accumulatosi in millenni di storia del vecchio continente.
Se ne fa portavoce uno dei protagonisti del congresso, Paolo Roberti di Sarsina, psichiatra bolognese, responsabile del Comitato di coordinamento per le medicine non convenzionali (MNC), la rete no profit che promuove il settore secondo le linee guida della Federazione degli Ordini dei Medici e che riunisce oltre 20 sigle di diverse associazioni per un totale di 12 mila medici e veterinari. Roberti di Sarsina è inoltre il primo esperto in materia a collaborare con il Consiglio Superiore di Sanità su nomina della ministra Livia Turco.
Le specifiche contenute nel Settimo Programma Quadro, spiega, promettono di legittimare anche da noi la scientificità di discipline che in Francia e nei paesi più avanzati sono già pienamente accettate dalla comunità scientifica e dal sistema sanitario. Non dimentichiamo, oltretutto, che almeno 8 milioni di italiani si curano con le medicine non convenzionali, che hanno per lo più un alto livello d’istruzione e che sarebbero ben più numerosi se la sanità pubblica coprisse anche questi percorsi terapeutici”.
Un fronte a lungo paralizzato sembra dunque essere entrato in movimento. Anche in Parlamento, dopo gli insuccessi nella precedente legislatura, il cammino in direzione di una normativa nazionale ha ripreso slancio in Commissione Sanità del Senato grazie al presidente professor Ignazio Marino, che su proposta del vicepresidente Gianpaolo Silvestri, ha messo il problema all’ordine del giorno, affidando al senatore Daniele Bosone il compito di relatore del progetto di legge unificato sulle discipline non convenzionali di esclusivo esercizio professionale dell’area medica, odontoiatrica e veterinaria.
Accanto alle molte esperienze di base già in corso (Empoli ospita, come noto, il primo ambulatorio pubblico di fitoterapia), sul versante universitario non poche facoltà di medicina dedicano ormai lezioni, master e corsi speciali a varie discipline non convenzionali. E se a Firenze si studia fitoterapia e agopuntura, all’ateneo di Bologna debutta uno specifico Corso di Alta Formazione dove si insegnano anche le medicine antroposofica, ayurvedica, omeopatica e tradizionale cinese, oltre a sociologia, psicologia, bioetica e a materie assolutamente inedite come Consenso informato, Responsabilità professionale, Status giuridico, Rapporto medico-paziente.
Questo particolare approccio è tipico delle medicine non convenzionali e ha l’obiettivo preciso di mettere il paziente al centro del processo terapeutico in una dimensione sanitaria umanizzata e personalizzata. Sull’argomento Roberti di Sarsina ha curato con il sociologo Guido Giarelli e il farmacologo Bruno Silvestrini un volume esaustivo, appena pubblicato da FrancoAngeli, in cui vari esperti raccontano quanto è accaduto e accade nel nostro paese, problemi e prospettive d’integrazione.
“In Italia”, spiega, “abbiamo ancora varie questioni da risolvere Per esempio, la formazione è stata fin qui prodotta da istituti privati, opera pionieristica che adesso deve però diventare competenza delle università. Inoltre siamo in ritardo di 20 anni per la legge quadro. Va però dato atto al senatore Marino di aver bene avviato l’iter e al Comitato di coordinamento di aver dato vita per la prima volta a un organismo di promozione interdisciplinare e di rappresentanza con obiettivi in cui tutti si riconoscono. Polemiche inevitabili a parte, anche con l’aiuto dell’Europa le medicine non convenzionali troveranno prima o poi piena cittadinanza anche da noi”.
www.etm-2007.eu
Ufficio stampa: Catola & Partners
Firenze, 3 ottobre 2007
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