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Anno 6 Numero 297-298

Direttore Responsabile Guido Donati

                        

 

La minaccia arsenico nel riso asiatico

Ridurre il livello della sostanza mediante migliori pratiche d’irrigazione



In Asia si potrebbe ridurre l’alto livello di arsenico contenuto nel riso adottando migliori pratiche d’irrigazione, afferma la FAO in un nuovo studio sull’argomento pubblicato in questi giorni (Remediation of Arsenic for Agriculture Sustainability, Food Security and Health in Bangladesh).

Studi hanno mostrato che alte concentrazioni di arsenico nel suolo e nelle acque irrigue spesso si trasferiscono per intero nelle colture, con grave rischio per la salute umana. Attualmente sono 12 i paesi asiatici che hanno denunciato la presenza di livelli alti di arsenico nelle loro falde acquifere.

“Il problema dell’alta concentrazione di arsenico nelle colture, in particolare riso, va affrontato con urgenza con la promozione di migliori pratiche irrigue ed agricole, che potrebbero far ridurre notevolmente la contaminazione da arsenico”, ha affermato Sasha Koo-Oshima, esperto FAO di qualità delle acque ed ambiente. 

“Il riso contaminato rappresenta un grande rischio per la salute umana se consumato insieme ad acqua da bere contenente arsenico. La diffusa aggiunta di arsenico ai terreni, come nel caso del Bangladesh, sta deteriorando la qualità del suolo e provocando la tossicità del riso. La contaminazione da arsenico rappresenta contemporaneamente una grave minaccia per la produzione agricola, per la sicurezza alimentare e per la qualità del cibo”, ha poi fatto notare. 


Come entra nella catena alimentare

L’arsenico entra nella catena alimentare principalmente attraverso l’assorbimento dell’acqua d’irrigazione contaminata da parte delle colture. In tutta l’Asia, negli ultimi tre decenni, sono stati trivellati milioni di pozzi tubolari poco profondi che captano acqua da falde acquifere di superficie contaminate.

La contaminazione ha origine nei sedimenti ricchi di arsenico dei fiumi Gange e Brahmaputra che filtra nelle falde acquifere e poi viene in superficie attraverso milioni di pozzi tubolari.

In Bangladesh vi è la più alta percentuale al mondo di pozzi contaminati e si stima che circa 30 milioni di persone dipendano da essi per l’acqua potabile e per l’irrigazione. Su quattro milioni di ettari di terra irrigata, 2,4 milioni vengono irrigati con acqua proveniente da circa 900.000 pozzi tubolari poco profondi. Circa il 95 per cento dell’acqua estratta è destinata all’irrigazione.

Si stima che l’acqua per l’irrigazione ricavata da falde poco profonde aggiunge un milione di chili di arsenico all’anno alla terra coltivabile del Bangladesh, soprattutto nelle risaie. Il riso è l’alimento base in Bangladesh e viene consumato in grandi quantità. 


La coltivazione a letti rialzati

Uno studio pilota condotto dalla FAO e dalla Cornell University ha evidenziato che la coltivazione del riso in letti rialzati di circa 15 centimetri dal terreno, e non nei convenzionali campi allagati, ha fermato la perdita di rendimento ed ha avuto come risultato un minore livello di contaminazione sia delle colture che del terreno. Per di più questi letti rialzati offrono protezione contro inondazioni e periodi di siccità e servono da misure di adattamento al clima.

“I letti rialzati stanno facendo ridurre in modo significativo l’esposizione delle piante di riso ad acque irrigue contaminate e stanno producendo migliori raccolti”, ha commentato Sasha Koo-Oshima.

Un progetto della Cornell University connesso con la ricerca ha dimostrato che il sistema di coltivazione con i campi rialzati consente un minor utilizzo di acqua per l’irrigazione, pari a circa il 30/40 per cento in meno. Inoltre i fertilizzanti vengono assorbiti meglio e di conseguenza occorre impiegarne in minor quantità. Questo sistema di coltivazione del riso a letti rialzati rappresenta un grosso cambiamento nel modo di coltivare il riso, ma i test mostrano che i contadini preferiscono questo nuovo approccio in virtù dei migliori raccolti che produce, del risparmio d’acqua, della minore lavorazione del terreno richiesta e dei minori costi di manodopera, oltre ad ottenere una produzione più sicura dal punto di vista sanitario. 

Secondo Koo-Oshima, identificare le aree rurali dove la contaminazione è più grave, ed estendere e sviluppare ulteriormente la pratica di coltura dei campi rialzati, dovrebbe diventare una priorità per ridurre il rischio per la salute umana, per garantire la sicurezza alimentare e migliorare la produzione.

www.fao.org 

Roma, 19 dicembre 2007 
 
                               

 

 

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