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Mutilazioni genitali femminili oggi. Intervista al dott. Franco Avenia
Durante il congresso UTICS –SIUT, tenutosi a Lucca dal 19 al 20 ottobre, il dott. Franco Avenia, presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia e primo firmatario dell’Iniziativa per una proposta di legge per il contenimento delle Mutilazioni Genitali Femminili in Italia, contesta vivacemente i limiti della legge 14/2006 sulla “prevenzione ed il divieto delle Mutilazioni Genitali Femminili”.
Dott. Avenia, nella sua relazione al congresso UTICS-SIUT di Lucca, sabato scorso, lei ha contestato la legge 14/2006 sulla “prevenzione ed il divieto delle Mutilazioni Genitali Femminili”. Può spiegarcene le ragioni?
La legge in questione, nel suo insieme, non è certamente fatta male, ma è carente. Il problema consiste nel fatto che oltre alla prevenzione ed alla dissuasione-repressione, non è stata prevista la “riparazione”, momento intermedio di capitale importanza.
Può spiegare meglio?
A livello di prevenzione, la 14/2006 prevede all’art.3 campagne d’informazione, iniziative di sensibilizzazione, programmi d’aggiornamento in materia per insegnanti delle scuole dell’obbligo, l’istituzione di un numero verde e programmi di cooperazione internazionale. Mentre, per la parte “dissuasivo-repressiva”, l’art. 6 configura specificamente il reato di mutilazione degli organi genitali femminili e ne stabilisce le pene. Nulla però è stato previsto per creare reali punti di riferimento per le ragazze e le donne mutilate, onde assisterle ed evitare che divengano a loro volta mamme mutilatrici.
Cosa si sarebbe dovuto fare in merito?
Nel 2003, sono stato primo firmatario di una iniziativa per una proposta di legge per il contenimento delle mutilazioni genitali femminili in Italia. Tale iniziativa, promossa dall’Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia (AIRS), che presiedo, e patrocinata dal Centro Italiano di Sessuologia (CIS), ha avuto larghissimi consensi ed adesioni. Hanno infatti aderito moltissimi semplici cittadini ed un gran numero di associazioni scientifiche italiane ed estere. Si pensi che abbiamo avuto adesioni anche da associazioni degli USA e dal Giappone. Devo dire con sincerità e con un pizzico di orgoglio che la legge in questione ha recepito gran parte della nostra proposta: in particolare la normativa penale e gli articoli relativi alla prevenzione, ma ha ignorato completamente i “servizi riabilitativi”, che erano uno dei cardini della proposta. Ecco cosa si sarebbe dovuto fare: prevedere la costituzione di detti servizi.
In cosa consisterebbero i servizi riabilitativi?
Sono servizi per il supporto medico, psicologico e sessuologico da offrire ai soggetti che hanno subito MGF; con particolare attenzione ad ambulatori per la de-infibulazione e gli altri atti medici e psicologici riparatori. Le problematiche mediche, psicologiche e sessuologiche delle donne mutilate, infatti, non si esauriscono subito dopo le mutilazioni, ma perdurano nel tempo a tutti i livelli, senza considerare che spesso queste povere donne vengono de-infibulate e infibulate di nuovo dopo il parto o rapporti sessuali. Un calvario che non finisce mai. I danni subiti sia a livello fisico che psicologico e sessuologico si trascinano per tutta la loro esistenza. È necessario dunque poterle assistere, offrendo atti ripatratori sia medici che psicologici. Inoltre, è opportuno dare loro assistenza legale, allorché desiderino opporsi al marito o alla famiglia per non essere più torturate o per non mutilare le loro figlie. Ecco l’importanza capitale dei servizi riabilitativi.
Ma per fare ciò sarebbe necessario avere del personale specializzato.
Ovviamente. Infatti, la nostra proposta prevedeva di conseguenza l’istituzione di corsi per la formazione specifica di medici, psicologi, sessuologi ed infermieri che sarebbero andati ad operare nei “servizi riabilitativi”.
La legge ha, dunque, ignorato questi aspetti fondamentali?
Purtroppo è così. Il nostro parlamento, forse per inesperienza, si è limitato a prevedere l’emanazione di linee guida per le figure professionali e a promuovere l’organizzazione di corsi di informazione per le donne infibulate in stato di gravidanza, finalizzati ad una corretta preparazione al parto. Null’altro.
Cosa propone allora, dottor Avenia?
Per ora, come ho fatto nell’ultimo congresso di Lucca, denuncio limiti e carenze della legge 14/2006. Spero così di coagulare nuovi consensi per promuoverne una modifica, inserendo la parte dedicata alla “riparazione”. Solo così, potremo meglio prevenire le mutilazioni genitali femminili, aiutare le donne mutilate e consentirgli di non divenire a loro volta mamme mutilatrici.
Il Congresso :
“Urologo, Ginecologo, Dermatologo e Medico di base per una visione comune. Patologie di confine genito-urinarie e dermatologiche”, organizzato dall’UTICS (Urologi Territorio Italia Centrale Sardegna) e dalla SIUT (Società Italiana Urologia Territoriale). Lucca, Real Collegio, 19-20 ottobre 2007.
Il dott. Franco Avenia:
Sociologo, Sofrologo, Sessuologo, presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia, vicepresidente della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica e primo firmatario dell’Iniziativa per una proposta di legge per il contenimento delle Mutilazioni Genitali Femminili in Italia.
Associazione Italiana per la Ricerca In Sessuologia
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Roma, 24 ottobre 2007
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