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di Marina Pinto
Lo scoppio della prima guerra mondiale, la “Grande guerra per la difesa della patria”, provocò nel mondo la comparsa di profondi sentimenti patriottici, e ciò condusse alla fioritura di un gran numero di musiche sull’argomento, vaste composizioni sinfoniche, opere e balletti.
Gli operisti russi in particolare cercarono ispirazione nelle grandi figure eroiche del passato e negli stessi avvenimenti della guerra in corso, e, di quando in quando, essi si rivolsero con piacere anche ai classici della letteratura; così diverse opere “belliche” videro la luce in quegli anni, tutte validissime ma interamente schiacciate dalla forza espressiva di “Guerra e pace” di Sergeij Prokofiev (1891-1953).
Il lavoro affrontato da Prokofiev non fu certo facile, perché era opinione generale che fosse impossibile trasformare il romanzo di Tolstoj in un’opera: l’immensa potenza della narrazione, l’enorme numero dei personaggi, e soprattutto la sensazione del tempo e l’evoluzione di una generazione intera dalla giovinezza alla maturità, si riteneva che andassero al di là delle possibilità del mezzo teatrale e la musica non potesse aggiungere nulla, insomma si pensava che la versione letteraria della storia fosse perfetta così com’era. Ma il genio di Prokofiev riuscì a scavalcare tutto questo, ed il suo lavoro fu quello di estrarre dal romanzo i personaggi principali - la tragedia d’amore di Andrej per Natasa e la seduzione di quest’ultima da parte di Kuragin - e poi di focalizzare l’attenzione sui fatti che si riferivano al 1812, cioè la battaglia di Borodino, il consiglio di guerra a Fili, l’incendio di Mosca e la ritirata francese (ricordiamo che lo stesso evento storico fu trattato musicalmente nel 1882 da Ciajkovskij nella splendida “Overture 1812”).
L’opera è naturalmente divisa in due parti: le prime sette scene riguardano tutti drammi personali, poi alla fine della settima scena c’è la notizia che “Napoleone ha condotto le truppe fin sui nostri confini”, e quindi l’attenzione si sposta sul fatto storico che rappresenta il nucleo del dramma.
L’opera fu splendidamente accolta, ma anche contrastata, e raffigura senza dubbio uno dei momenti più significativi dell’arco creativo di Prokofiev, il quale già prima dell’inizio del conflitto mondiale aveva mostrato un vivo interesse per questo soggetto. L’invasione nazista ed i successivi avvenimenti bellici stimolarono ancor più il musicista e lo spinsero ad un fervido impegno per la realizzazione di questo lavoro, cui si dedicò con passione e dedizione assolute.
Vista la materia, il dramma presenta naturalmente proporzioni enormi, tanto che la prima rappresentazione al Teatro Piccolo di Leningrado del 1946 dovette essere divisa in due serate; in seguito Prokofiev rielaborò la partitura e ne fece una nuova versione che potesse essere eseguita in un’unica serata. Ma la morte del musicista ed altri avvenimenti di carattere internazionale costrinsero ad un rinvio della rappresentazione dell’opera nella sua nuova veste fino al Giugno del 1955, quando “Guerra e pace” ottenne un trionfale successo davanti al pubblico di Leningrado, così come avvenne quattro anni più tardi al Bolscioj di Mosca.
Ma l’episodio più caratteristico nella vita già singolare di quest’opera sta nel fatto che essa fu rappresentata ancor prima che in Russia proprio in Italia, nel Maggio del 1953, dopo poche settimane dalla morte del suo autore, al Teatro Comunale di Firenze nell’ambito delle manifestazioni del XVI Maggio Musicale fiorentino.
Nonostante i contrastanti pareri dei critici dell’epoca (nessuno probabilmente immune dalla rovente atmosfera politica), “Guerra e pace” ottenne un vibrante successo di pubblico, ed in effetti in essa ci sono pagine superbe e moltissimi elementi che ne fanno un potente affresco musicale. Soprattutto nella suddivisione dei grandi quadri, nella vivificazione degli avvenimenti storici e nell’ampia coralità delle scene d’insieme sembra risuonare l’eco del grande melodramma nazionale russo di Borodin e di Mussorgskij, mentre nella trattazione armonica e strumentale si ritrova invece l’impronta moderna ed inconfondibile dello stile di Prokofiev, aspro e teso, talora duro, tagliente e quasi epico. Nella struttura dell’opera troviamo una carica espressiva sconosciuta in altre opere del compositore sovietico, anche nel recitativo, e danze eleganti di gran ricchezza melodica, quasi di andamento ciajkovskiano.
La musica è degna del soggetto, quindi, potente ed espressiva come sappiamo essere tutta la musica russa, Prokofiev dimostrò di essere un grande artista nel cimentarsi in questo lavoro, laddove altre composizioni scritte in Occidente avevano già rivelato le sue grandi capacità musicali, e “Guerra e pace” fu davvero il suo capolavoro ed una gran risorsa dopo il suo ritorno in Russia, in quest’opera egli raggiunse una bellezza musicale “classica” che troviamo molto rara nella musica russa.
Roma, 5 novembre 2007
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