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di Marina Pinto
Siamo nel 1813, in Austria, nel piccolo paese di Ovendorf nelle vicinanze di Salisburgo. Il giovane sacerdote padre Mohr, dopo essere stato a trovare una donna che aveva dato alla luce un bimbo, stava dando le indicazioni ai bambini del coro per il canto da eseguire la notte di Natale durante la Messa di mezzanotte, e tra le navate della chiesa c’era tutto un brusio di voci e di risate.
- “Buoni, buoni, incominciamo!” – li richiamò bonariamente, poi aprì l’organo, ma appena toccò un tasto uscì uno strano rumore, poi un altro e un altro ancora. Allora aprì la porticina dello strumento dove si trovava il mantice, e da lì uscirono di corsa una nidiata di topolini, che si misero a correre per tutta la chiesa inseguiti da un gatto. Padre Mohr sospirò desolato: era evidente che, grazie a quei topi che vi si erano così ben accasati, l’organo era fuori uso, e, di conseguenza, addio canto di Natale. Ma dopo un attimo si riprese, perché gli venne in mente nel paese c’era qualcuno che forse poteva aiutarlo. Era il maestro di scuola Franz Gruber, il quale, oltre ad insegnare, era bravo a suonare l’organo e a comporre canzoni per il suoi allievi, e se la cavava bene anche a pizzicare le corde della chitarra, e pensò che lui potesse aiutarlo a trovare la soluzione del problema.
Quando padre Mohr si recò in casa del maestro Gruber, lo trovò intento a correggere dei compiti alla debole luce di una candela, e, scusandosi per l’intrusione improvvisa, gli disse:
- “Maestro Gruber, aiutatemi per la messa di Natale, occorre un canto semplice che possiate accompagnare con la chitarra. Ho scritto le parole, serve solo la musica”.
Gruber prese a cuore la richiesta del sacerdote, e subito prese in mano la chitarra cercando di vestire di musica quel testo semplice e poetico che celebrava la nascita di Gesù.
Giunse puntuale la notte del 24 Dicembre, la chiesa straboccava di fedeli, ed anche i bambini del coro erano pronti ed impazienti di intonare il nuovo canto di Natale. L’altare era illuminato dalle candele, il cui chiarore si diffondeva per tutta la chiesa ammantandola di una luce rossastra molto suggestiva, e padre Mohr iniziò a celebrare la notte più magica dell’anno leggendo le sacre scritture, fino a che il coro in piedi accanto al presepe, accompagnato dal dolce suono della chitarra, non intonò la canzone del maestro Gruber: “Stille Nacht, Heilige Nacht…”
Un musica straordinaria si allargò lungo le navate della chiesa, e un attimo dopo l’intero villaggio si unì al coro dei bambini ripetendo i versi scritti da padre Mohr per quella semplice canzone. E da allora nessuno ha più smesso di cantarle in tutto il mondo, così che “Stille Nacht” è diventata una delle musiche più care del Natale.
Dopo molti anni, in un’altra magica notte del 1840, il re di Prussia Federico Guglielmo IV, si trovava nella cattedrale di Berlino per celebrare il Natale, ed in quella occasione udì per la prima volta la melodia di “Stille Nacht” eseguita dal coro della cattedrale diretto da Felix Mendelssohn. Il re, stupito ed ammaliato da quella musica straordinaria, chiese chi ne fosse l’autore, ma, non trovando nessuno che gli desse una risposta, si mise personalmente a leggere il libro degli inni, dove però non era riportato nessun nome, e quindi la sua curiosità non trovò soddisfazione.
Ma Federico Guglielmo era un re severo che non ammetteva inesattezze, e subito dopo la cerimonia chiamò il maestro dei concerti reali, il maestro Ludwig, e gli ordinò di scoprire le origini di quella musica ed il nome del suo ideatore.
- “Se non lo sai trovalo!” – ordinò il re – “Esigo ci sia ordine e precisione nel libro degli inni prussiani”.
Così il maestro Ludwig si ritrovò, pena la sua reputazione – e forse anche il posto di lavoro – alla ricerca affannosa dell’autore della canzone che tanto era piaciuta al sovrano. Egli consultò ogni libro delle biblioteche delle città, dei principati e dei regni di tutta la Germania, chiese a centinaia di musicisti, organisti e cantanti, ma non ebbe alcun risultato: la canzone era nota, ma il suo autore rimaneva ignoto.
Il maestro Ludwig era disperato, ma fece un altro tentativo. Egli notò che lo stile del canto sembrava austriaco più che tedesco, ed allora partì per Vienna, ma anche lì, nonostante le estenuanti ricerche, non riuscì a concludere nulla.
Ludwig si sentì depresso e sconsolato, non sapeva a chi chiedere e come cercare quella musica, la città di Vienna era sterminata e strapiena di musicisti, ma lui non ne conosceva nessuno, ed allora, con una gran tristezza nel cuore, decise di rientrare a Berlino, dove avrebbe raccontato al re la verità, sperando in un suo atto di clemenza.
Durante il viaggio di ritorno, Ludwig si fermò in un’osteria, e mentre mangiava sentì la voce delicata di un uccellino che cantava. Il suo canto melodico e dolce creava un forte contrasto con l’allegro baccano che era all’interno della locanda, ma, all’improvviso, ponendo la massima attenzione verso quel suono flebile e delicato, egli si accorse che la melodia che cantava l’uccellino era proprio la sconosciuta canzone di Natale!
Il maestro stentava a credere alle proprie orecchie, ma, proprio come in una favola, quell’uccellino ignaro stava cantando la famosa melodia che Ludwig ricercava ormai da settimane, e la sorpresa fu per lui così grande che fece un salto sulla sedia, e quasi non cadde per terra.
L’oste corse subito verso di lui e gli chiese:
- “Ha bisogno di qualcosa?”
- “Si , si, l’uccellino, l’uccellino! Chi gli ha insegnato quella canzone?” –
Ma l’uomo non lo sapeva, e gli rispose che l’uccellino era di un suo amico che lo aveva comprato in un negozio presso l’abbazia di Salisburgo.
Salisburgo! L’abbazia di San Pietro! Nella città di Mozart, dove la musica risuonava in tutte le case, in tutte le strade ed in tutte le chiese, ora Ludwig sapeva dove andare! Il maestro era felice, e subito si predispose a partire.
Giunto nella bella e ridente Salisburgo, Ludwig si diresse immediatamente all’abbazia, dove fu ricevuto con tutti gli onori che spettavano ad un maestro del suo rango. L’abate ed i monaci gli offrirono una splendida cena ed un confortevole ricovero, ma lui friggeva d’impazienza al pensiero di conoscere l’autore della musica natalizia. Purtroppo però, nessuno ne sapeva nulla. Il maestro Ludwig parlò con tutti i monaci, interrogò gli organisti e i musicisti che lavoravano lì, ed insistette e reiterò sulla sua richiesta fino all’inverosimile, ma quando raccontò dell’uccellino ebbe come risposta un freddo saluto di commiato, perché insegnare una canzone ad un pennuto sembrò ai suoi interlocutori una forzatura, anzi, una sciocca favola alla quale non credere affatto.
Invano Ludwig esaminò tutte le musiche conservate nell’abbazia, e foglio dopo foglio sentiva la verità su quella musica sempre più lontana da lui, finché, sconsolato e deluso, pensando e ripensando a tutta la strada percorsa e a tutte le ricerche che aveva compiuto, riprese nuovamente la via del ritorno a casa.
Ma fra i commensali ospiti dell’abbazia c’era qualcuno che aveva sentito la storia dell’uccellino e ne era rimasto affascinato e commosso. Quell’uomo si chiamava Ambrosio Preisttarner, ed era un professore di una scuola: egli pensò che ad insegnare il canto all’uccellino fossero stati alcuni bambini del coro, e decise di mettere in pratica una strategia per scoprire chi potesse essere il piccolo cantore che sapeva imitare il canto di un uccello così bene.
Il giorno quindi dopo si appostò vicino ad una finestra della scuola, e, ben nascosto dalla vista dei bambini, si mise a fischiettare la melodia di “Stille Nacht”. Dopo un attimo udì un vocina:
- “Uccellino, sei tornato!”, e subito un bambino corse fuori.
Ma alla vista del professore il piccolo cantore si spaventò, e fece per tornare indietro, ma lui lo fermò.
- “Come ti chiami?” – domandò Preisttarner al bambino.
- “Felix, signore, mi chiamo Felix Gruber”
- “E dove hai imparato questa canzone?”
- “Me l’ha insegnata mio padre, l’ha composta lui tanti anni fa, quando io non ero ancora nato”.
Senza perdere tempo in professor Preisttarner si diresse a casa del bambino, il quale viveva in un paesino nei dintorni, ad Ovendorf. Laggiù viveva Franz Gruber, il maestro di scuola ed organista di chiesa, e seppe finalmente come nacque il famoso canto di Natale:
“La piccola Chiesa dominava con la sua torre campanaria gli innevati tetti dell’abitato circostante, come una gallina che protegge i suoi pulcini. Nella canonica il giovane sacerdote Josef Mohr, di solo 26 anni, ripassava il Vangelo preparando l’omelia di quella notte. Un bussare alla porta rompe il silenzio. E’ una contadina che chiama il Parroco perché visiti un bambino nato in quella notte. Senza indugio, il sacerdote lascia il calore della sua casa e dopo una faticosa camminata in montagna giunge alla umile baita dove era nato il bambino. Appena di ritorno, solo, solo illuminato dal tenue chiarore delle stelle che si riflette sulla bianca coltre di neve, il Padre Mohr medita sulla scena che ha appena visto. Quel bambino, quella famiglia di contadini, quella umile casetta lo hanno impressionato. Gli ricordano un altro bambino, un altro matrimonio, un’altra casetta in Betlemme di Giudea in una notte magica e santa di cui tra breve si festeggerà il ricordo.
Quella stessa sera, padre Mohr, che non riusciva a dormire, compose un poema che terminò scrivendo il testo di “Stille Nacht”. La mattina seguente il pio sacerdote incontrò un suo buon amico e collaboratore, il giovane trentunenne maestro di scuola Francisco Javier Gruber, il quale, dopo aver letto il poema, esclamò:“Padre, questa è esattamente la canzone di Natale di cui avevamo bisogno! Dio sia lodato!”E quello stesso giorno compose la musica”.
Felice di quella scoperta, il professor Preisttarner scrisse una lettera al maestro Ludwig, ormai tornato a Berlino, comunicandogli la scoperta ed allegando alla lettera la sospirata pagina di musica firmata dall’autore, felicitandosi per l’aiuto prestato ad un delegato del re di Prussia e complimentandosi con lui per il buon gusto musicale che aveva dimostrato di possedere.
A Berlino i festeggiamenti per la scoperta della canzone tanto amata dal sovrano furono grandissimi. Essa venne inserita nel repertorio del coro della cattedrale della città per essere eseguita ogni notte di Natale da allora in poi, e dobbiamo certo ringraziare l’esigente richiesta del re Federico Guglielmo e la tenacia del suo maestro di musica Ludwig che possiamo conoscere la singolare storia di questa bellissima musica.
Ma da quel tempo lontano sono passati molti, molti anni. Come ha fatto “Stille Nacht” a fare il giro del mondo e a farsi conoscere ovunque?
Il maggiore responsabile della sua divulgazione fu presumibilmente un tirolese costruttore di organi di nome Carlos Mauraher, un uomo dalla prodigiosa memoria musicale a cui piaceva molto cantare. Mauraher riparò l’organo malandato nella chiesa di Ovendorf, e, dopo la riparazione, sentì l’organista provare lo strumento eseguendovi la popolare canzone.
Tornato nella sua città, l’uomo insegnò la melodia ad alcuni bambini, i quali continuarono a cantarla, e l’insegnarono ai loro figli e nipoti, fino a che essa valicò le montagne e giunse nelle città affollate, fra i banchi di scuola e nelle chiese, e quel canto, chiamato “La canzone del cielo”, divenne il vero simbolo del Natale e della sua magia, la ninna nanna più dolce per accogliere e festeggiare la nascita del Bambino Gesù.
Roma, 19 dicembre 2007
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