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di Marina Pinto
«C'è qualcosa in quest'opera che spaventa e capita che io stesso ne abbia paura. Una volta ho temuto che apparisse davvero il fantasma della Dama. [...] Quando sono arrivato alla morte di Ermanno e al coro finale ho provato un tale dolore per lui che mi sono messo a piangere disperatamente. [...] Soltanto uno specialista può comprendere quale impresa inverosimile io abbia compiuto. [...] Mi toglie il respiro...»
Queste erano le parole di Ciaikovskij quando parlava della sua opera “La dama di picche”. Il lavoro fu tratto da una novella di Puskin, ed il libretto fu scritto dal fratello del compositore, Modest. Si tratta di una storia sull’avidità legata al vizio del gioco, ed inizialmente Ciaikovskij aveva scartato il soggetto, dato che lo considerava una storia un po’ banale e poco avvincente. Ma il musicista tornò sulle sue decisioni quando Vsevolozskij, l'onnipotente direttore dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, gli propose un ottimo contratto. A quel punto, d’accordo con il fratello Modest, Ciaikovskij smontò il congegno originario della vicenda letteraria trasferendone il baricentro dall'avidità all'amore: il protagonista può coronare il suo sogno soltanto diventando ricco, ma il destino avverso lo condanna in un vortice senza scampo.
Malgrado la fretta con la quale l’opera fu composta – poco più di tre mesi – essa è senza dubbio un grande capolavoro, come del resto è testimoniato dal successo che ha sempre ottenuto sui palcoscenici di tutto il mondo fin dalla sua prima rappresentazione, avvenuta al Teatro Marinskij il 19 Dicembre 1890.
La vicenda: a San Pietroburgo, all’inizio dell’’800, il giovane ufficiale Ermanno è oggetto di preoccupazione da parte di due suoi amici, per il fatto che alcuni giorni è preso da una profonda tristezza che lo porta a bere eccessivamente. Ermanno è perdutamente innamorato di una fanciulla, ma non sa chi ella sia. In seguito scopre che si chiama Lisa e che è fidanzata con il Principe Jelezkij. Lisa vive con la Contessa sua nonna, un’anziana dama sulla quale circola una leggenda: la donna sarebbe in possesso di una combinazione sicura per vincere sempre al gioco delle carte, e che per questo è stata soprannominata “la dama di Picche”; la leggenda dice anche che ella morirà per mano di colui che scoprirà questo segreto. Ermanno si introduce di nascosto nella casa di Lisa, la incontra e riesce a sedurla. Intanto nella sua mente egli progetta di scoprire il segreto della Contessa, così da diventare ricco e poter sposare la sua amata, e per questo escogita un piano: una sera, invece di raggiungere Lisa nella sua stanza, egli entra in quella della Contessa e la minaccia con una pistola. La vecchia è terrorizzata e muore all’improvviso, ma nelle notti seguenti appare in sogno ad Ermanno rivelandogli il segreto delle sue carte. Ermanno, già in preda ad una fole esaltazione, respinge Lisa, che disperata per il suo abbandono, si annega, poi gioca al tavolo verde le sue tre carte. Con le prime due vince, ma alla terza, invece del tre rivelatogli dalla Contessa, appare la dama di picche sogghignante. Ermanno, terrorizzato dall’inquietante immagine, si uccide con una pugnalata.
Roma, 14 novembre 2007
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