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Anno 6 Numero 293

Direttore Responsabile Guido Donati

 

Santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti 

 

di Marina Pinto

 

Il vero motivo per cui Santa Cecilia è diventata la patrona della musica e la protettrice dei musicisti non è ancora del tutto chiaro alla storia, anzi, tale origine porta con sé diverse contraddizioni. 
Il collegamento fra la Santa e l’arte dei suoni nasce nel tardo Medioevo, e sembra derivi da un’interpretazione di due brani musicali del tempo che venivano sempre eseguiti nelle celebrazioni in suo onore. 

Il testo di queste musiche è il seguente:

“Cantantibus organis, Cecilia virgo in corde suo soli Domino decantabat dicens: fiat Domine cor meum et corpus meum inmaculatum ut non confundar”.

(“Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa”).

Nel leggere questi versi appare chiaro che gli strumenti di cui si parla non fossero suonati direttamente dalla Santa, ma che accompagnassero la sua preghiera (o il suo canto), e qui la riflessione è d’obbligo, perché nel Medioevo gli strumenti musicali erano considerati degli oggetti pagani o al massimo adatti alla musica profana, ed il canto stesso era - e doveva essere - una preghiera che non necessitava di alcun accompagnamento. 
Ma invece, una volta dato per buono il testo, ecco che le iconografie del tempo dedicate alla Santa iniziarono a raffigurare la sua immagine mentre canta accompagnata da un organo, e ben presto ella stessa fu dipinta con un piccolo organo portativo al fianco, travalicando così la proibizione dell’uso degli strumenti durante il canto o la preghiera.
Successivamente altri studi hanno affermato che in realtà queste parole avevano un significato diverso, e le parole “Cantantibus organis” in realtà sarebbero invece “Cadentibus organis”, il che va a significare che gli organi citati non fossero affatto degli strumenti musicali ma degli strumenti di tortura, e quindi che la Santa cantasse a Dio fra mille tormenti per affidare la sua anima al Cielo nel momento del martirio. Ma, strumenti musicali a parte, il fatto che Cecilia cantasse mentre consegnava la sua a Dio, la collega comunque alla musica.

La tradizione ci racconta che Cecilia provenisse da una nobile famiglia romana. Sposata al nobile Valeriano, ella gli avrebbe comunicato il suo perpetuo voto di castità, e quindi Valeriano stesso si sarebbe convertito al cristianesimo assieme a suo fratello Tiburzio. Poi, dopo la morte di Valeriano, il prefetto Almachio avrebbe fatto imprigionare Cecilia per poi decapitarla e seppellirla nelle catacombe di San Callisto. 
Nell’anno 821 le sue reliquie furono trasportate nella chiesa di Santa Cecilia in Trastevere per ordine di Papa Pasquale I, e nel 1599, durante i restauri della chiesa in previsione del Giubileo dell’anno 1600, il sarcofago con i resti della santa vennero rinvenuti in perfetto stato di conservazione, e poi per ordine del cardinale Sfondrato si fece una statua che riproducesse l’aspetto ed il corpo della santa così com’era stato ritrovato, statua che ancora oggi si trova sotto l’altare centrale della chiesa romana.

L’immagine della santa martire che muore circondata dalla musica dell’organo ha avuto nel tempo un gran seguito, tanto che nel corso del XIX secolo sorse in Italia, in Francia ed in Germania un movimento culturale detto “Movimento ceciliano”, una concezione filosofica che voleva restituire dignità alla musica liturgica propriamente detta per distinguerla e sottrarla all’influsso del melodramma e della musica popolare, ed a detta scuola di pensiero aderirono un gran numero di studiosi, di liturgici e di musicisti, e più tardi nel nome della santa martire sorsero anche scuole di musica, associazioni libere ed anche diverse pubblicazioni.

Anche nell’arte la figura di Santa Cecilia ha ispirato più di un artista. Per esempio troviamo delle iconografie sparse in diverse città d’Italia, come l’”Estasi di Santa Cecilia” di Raffaello, del 1514, conservata a Bologna, dove Cecilia volge lo sguardo rapito al coro angelico, e, di fronte a quella musica celestiale, ella si rende conto dell’inutilità della musica terrena e getta in terra i suoi strumenti musicali (ed ecco che con questa spiegazione ritorna la vicenda dell’incompatibilità fra l’uso degli strumenti e la musica religiosa). Un’altra immagine della Santa dipinta da Rubens si trova a Berlino, e poi ce n’è una del Domenichino a Parigi ed un’altra ancora dipinta dalla pittrice secentesca Artemisia Gentileschi.
L’immagine di Santa Cecilia è stata variamente celebrata anche nella letteratura e nella musica, se ne trovano infatti tracce nei “Racconti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer, in un’ode di John Dryden messa in musica da Handel, in una Messa di Alessandro Scarlatti, nel brano “Hail, bright Cecilia” di Henry Purcell e nella “Messe Solennelle de Sainte Cécile” di Charles Gounod.

Il nome di Santa Cecilia viene ricordato nel calendario il giorno 22 Novembre.

Roma, 21 novembre 2007

 

 

 

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