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di Paola Franz
Le leggi antiebraiche, i diari dei
perseguitati, le lettere gettate dai treni di deportazione
all'ultimo momento, i registri delle carceri, le fotografie, i
documenti... tutto questo ci coinvolge e ci immerge nella vita di
quelle persone che dal 1938 al 1945 hanno vissuto una delle pagine
più drammatiche, atroci e infamanti della nostra storia. La mostra
"Dalle leggi antiebraiche alla Shoah. Sette anni di storia italiana
1938-1945", allestita a Roma al Vittoriano, ideata e organizzata
dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea,
CDEC di Milano, offre, per la prima volta nel nostro Paese, una
visione scientifica documentaria della persecuzione contro gli ebrei
in Italia in quegli anni. Per una ricostruzione particolareggiata
sono stati selezionati i documenti più significativi, reperiti in
archivi privati e pubblici e nelle biblioteche italiane ed estere. E
poi le foto, «Le fotografie ci raccontano, dove è
possibile, la storia. - dice Alessandra Minerbi, Direttrice e
curatrice della mostra - Abbiamo sempre cercato di metterle, perchè se
il disegno nazista era quello di annullare la presenza ebraica, di
rendere tutti prima numeri e poi cenere, il nostro sforzo, invece, è
stato quello di restituire un volto a ciascuno». La mostra presenta,
inoltre, filmati originali, alcuni provenienti dall'Istituto Luce, e
interviste video fatte ai sopravvissuti ad Auschwitz realizzate dal
CDEC.
Gli avvenimenti di quei sette anni
sono documentati in modo particolareggiato e completo: le leggi
antisemite, la persecuzione fascista e nazista, con tutto quello che
comportò per il lavoro, gli studi e la vita stessa degli ebrei, e
poi la deportazione, lo sterminio, l'annullamento dell'identità
dell'essere umano.

Significativo è il luogo in cui la
mostra è stata allestita, a Roma, al Vittoriano. Roma è la sede
della capitale ebraica più antica d'Europa, a pochi metri dal
quartiere ebraico dove quarantuno anni fa avvenne il più grave
rastrellamento degli ebrei in Italia, 1023 persone deportate ad Auschwitz.
«Ha molto significato
per noi esporre questa vicenda storica in questo luogo, - afferma Michele Sarfatti, direttore della
Fondazione CDEC - siamo
ospitati nell'edificio che più di altri forse simboleggia l'unità
della nazione. Inauguriamo questa mostra dedicata agli anni nei
quali l'Italia fascista usurpatrice violenta dell'idea di patria
alleata con la Germania nazista, anch'essa usurpatrice violenta
dell'idea di patria, perseguitò i cittadini ebrei in Italia, li
separò dagli italiani non ebrei, li privò della scuola, del lavoro,
della vita sociale e infine li privò della vita stessa, annientata
nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau». «Tutto questo - continua
Sarfatti - venne fatto in nome
dell'Italia e della Germania, in nome di tutti noi, per questo è
una ferita che riguarda tutti noi indistintamente».

L'impegno civile di ricordare,
conoscere, comprendere la Shoah serve a non dimenticare uno dei
momenti più neri della storia dell'umanità affinché non si ripetano
mai più quelle atrocità, quegli orrori, ma non solo «i problemi che
ci hanno portato al sedici ottobre non sono archiviati nel libro
della storia, - dice Amos Luzzatto, Presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane - parliamo della memoria come programma
d'azione, come responsabilità che spetta a qualsiasi cittadino, a
qualsiasi organizzazione che sia civile e democratica. Le
discriminazioni ci sono ancora nel mondo, le persecuzioni ci sono
ancora, il sangue innocente scorre ancora, il germe del razzismo e
dell'odio tra le genti non è stato estirpato».
Sarà possibile vistare la mostra fino
al trenta gennaio «ci sarà l'occasione che molta gente passi di qui,
faremo qualsiasi cosa affinché molta gente passi di qui» conclude Maria Pia Garavaglia,
vicesindaco della capitale.
Roma, Vittoriano Gipsoteca,
ingresso Ara Coeli 15 ottobre 2004 - 30 gennaio 2005
Orario: tutti i giorni dalle ore 9.30
alle ore 18.30
INGRESSO LIBERO
Per informazioni: Vittoriano, tel.
06/69200867 - CDEC, 02/316338
www.cdec.it
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Roma, 15 ottobre 2004 |
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